Stefano Fiorini: «Il post-Covid? Ne usciremo peggiori»

Firenze, 23 maggio 2021 – Intervista a Stefano Fiorini.

«Con l’arrivo dell’estate e soprattutto con l’accelerazione nella campagna vaccinale l’epidemia sta arretrando, e la ripartenza sembra più vicina anche per lo sport dilettantistico e di base. Come ti immagini il post-Covid? Ne usciremo migliori?»

«La situazione sanitaria ci impone ancora grande prudenza. A mio avviso come lo scorso anno la prova del nove sarà a settembre quando una gestione si spera più oculata delle vacanze rispetto al bomba libera tutti dello scorso anno e il progressivo completamento delle vaccinazioni di massa ci consentiranno un graduale ritorno alla normalità. Ribadisco graduale, anche nel mondo dello sport si dovrà fare molta attenzione alle ripartenze, con un uso appropriato degli spazi comuni, mi riferisco soprattutto agli spogliatoi e a tutti gli ambienti chiusi dove è più facile la trasmissione del virus. Come ne usciremo? Questi due anni lasceranno una traccia profonda in ognuno di noi, con danni materiali e immateriali, e penso soprattutto ai giovani. Non ne usciremo migliori, anzi, le difficoltà ci hanno reso tutti più egoisti, meno propensi ad una visione comune e a strategie a lunga scadenza…»

«Mentre è in corso il mini-campionato di Eccellenza, tra pochi mesi dovrebbe iniziare la stagione 2021/22. A parte un accenno alle quote, non si è ancora iniziato a parlare di come organizzare la ripartenza…»

«I comportamenti superficiali dello scorso anno, quando con un’inversione della curva a fine luglio abbiamo consentito viaggi e aperto le discoteche, hanno portato ad un nuovo stop dopo poche settimane. Spero che quest’anno ci sia una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, con un controllo attento su viaggi e trasferimenti nazionali e internazionali, e soprattutto una maggiore sensibilità personale. Per quanto riguarda lo sport a settembre non ci potrà essere un’apertura immediata per tutto, ci dovrà essere gradualità. Non so se sarebbe più giusto partire dall’attività di base o dalle prime squadre, ma l’importante è che a settembre i nostri impianti riaprano ma con un livello di attenzione alto e con gradualità. Serve attenzione ai numeri, in modo che quando si ripartirà questa volta non ci si debba più fermare. Pubblico e format? Vietare l’accesso agli impianti è un non senso. Non vorrei mai più vedere partite a porte chiuse come quest’anno in serie D o nello scorcio di Eccellenza. Ripartiamo quando ci sono le condizioni sanitarie per farlo come prima, non si gioca senza pubblico. I format sono una conseguenza…»

«A marzo il Porta Romana ha rinunciato a proseguire il campionato di Eccellenza. Oggi, a freddo, ritieni che la Federazione potesse fare di più per tutelare le società?»

«Assolutamente sì. A mio avviso la Federazione è stata come minimo scarsamente sensibile verso le società: dopo mesi di silenzio, ha preteso una risposta ufficiale in 48 ore, senza neppure spiegare correttamente le regole d’ingaggio, che poi sono cambiate strada facendo. Soprattutto a posteriori sono state penalizzate quelle società come la nostra che hanno fatto la scelta legittima e consentita di non partecipare a questo mini-campionato: penso alle norme sui ripescaggi, all’imposizione del pagamento dell’intera tassa di iscrizione senza considerare che non si è giocato un campionato intero, alla possibilità per gli atleti vincolati di liberarsi fino al 30 giugno con una semplice comunicazione, senza alcun indennizzo per le società di appartenenza che poi si dovranno far carico di eventuali infortuni…»

«A febbraio hai formulato una proposta, con il blocco delle categorie Allievi e Giovanissimi e la nascita di un campionato Giovanissimi C, per prevenire il rischio, purtroppo molto concreto, di abbandono sportivo da parte dei nostri ragazzi. Pensiamo in particolare alla categoria 2004…»

«La proposta è stata condivisa da tantissime persone in tutta Italia, ma purtroppo non è stata presa in considerazione dai nostri dirigenti federali. Tra l’altro oggi siamo in presenza di un vulnus non indifferente, visto che non c’è il presidente del Settore Giovanile Scolastico e non c’è il presidente del Settore Tecnico. E’ stato fatto un blocco delle quote a livello nazionale, che ogni Comitato Regionale declinerà come meglio crede. E sono stati consentiti ben 6 fuori quota nella categoria Juniores. In concreto significa che avremo in campo 6 giocatori del 2002 e il resto della squadra del 2003, con i 2004 che finiranno di fatto esclusi dagli ambienti competitivi, dopo aver saltato il campionato Allievi e non aver concluso il campionato Allievi B. E’ veramente irresponsabile non aver valutato una cosa del genere. Se poi questa scelta fosse dettata non da valutazioni tecniche ma da motivazioni regolamentari o addirittura di suddivisione di quote tesseramento tra LND e SGS allora sarebbe criminale. Non tutelare i nostri giovani è veramente una cosa che grida vendetta, un mondo che non tutela i giovani non ci merita. Sono molto deluso: i nostri dirigenti hanno passato mesi e mesi a discutere della loro competizione elettorale e non hanno sentito la necessità di un confronto con la base per affrontare il tema dell’attività giovanile…»

«Come sta il Porta Romana? A livello dirigenziale la società è più forte, ma come sta l’associazione dopo un anno e mezzo in cui sono state fermate le relazioni sociali? E come si riparte nel 2021/22 dopo la rinuncia al mini-campionato di Eccellenza in corso?»

«Il Porta Romana ha risentito tantissimo della pandemia, come tutte le altre società sportive. Conosco il nostro tessuto sociale, il Porta Romana è prima di tutto una famiglia, un gruppo di persone che vive di relazioni, di affetti e di amicizie. Il fatto di non vedersi ha snaturato il nostro oggetto sociale primario. A livello dirigenziale voglio ringraziare pubblicamente il nostro presidente Lapo Cirri, che sta facendo un lavoro straordinario in un momento di grande difficoltà per tutto il movimento. Le società sportive sono state abbandonate, è stata accollata loro la manutenzione degli impianti senza alcun supporto o aiuto concreto. Non viene data nemmeno la possibilità di autofinanziarci con iniziative innovative. Mi fa sorridere il presidente Commisso quando si lamenta della burocrazia: la Fiorentina è comunque riuscita a dare inizio ad un progetto importantissimo e da sempre auspicato come Viola Park. Un’associazione come il Porta Romana che chiede di realizzare a proprie spese due campi da padel in un ambiente sportivo (che al termine della convenzione rimarrebbero di proprietà del Comune), che dovrebbero servire a finanziare le attività dell’associazione, deve aspettare sei mesi. La burocrazia ci ammazza, è veramente dura. Come si riparte? La mancanza di relazioni e dell’adrenalina che deriva dalle competizioni ha congelato o quantomeno raffreddato l’entusiasmo dell’ambiente. Il dibattito interno sulla ripartenza o meno del campionato di Eccellenza ha lasciato qualche strascico, anche se alla fine ritengo che sia stata presa la decisione più adeguata per la nostra realtà. Ho sentito qualche commento un po’ superficiale ed egoistico. Mi auguro che quando sarà il momento di rimboccarci le maniche per ripartire si remi tutti nella stessa direzione, altrimenti sarà tutto più faticoso. Mi dispiacerebbe se anche nel Porta Romana venissero meno i principi che ci hanno caratterizzato fino ad oggi, se così dovesse essere mi dedicherei ad altro. Nuova stagione? Mi risulta che a livello sportivo il primo passo è stato fatto, con la conferma di Niccolò Chiarelli come responsabile dell’area tecnica. Il resto credo sia tutto da costruire…»

«Per finire, da addetto ai lavori, uno sguardo al campionato di serie A e ai prossimi campionati Europei…»

«Quello che ho detto per i campionati dilettantistici, vale a maggior ragione per i campionati professionistici: le partite senza pubblico diventano rappresentazioni teatrali, l’aspetto emozionale viene completamente meno. Mi piace vedere le partite e studiare il calcio, ho analizzato le facce dei calciatori e difficilmente si percepiva un’emozione. Gli unici volti che mi hanno trasmesso qualcosa di diverso sono stati quelli del Cagliari dell’amico Leonardo Semplici. La rincorsa del Cagliari mi ha emozionato. Così come ho apprezzato il calcio propositivo del Milan di Pioli, e ho visto volentieri le partite dell’Atalanta. Per il resto ho visto tanti volti uguali, è stato un calcio tipo play-station. L’Europeo? L’Italia è sempre stata una delle nostre passioni, il ct Mancini tecnicamente ha portato avanti un lavoro importante, spero che a giugno grazie alla nostra Nazionale riesca a risvegliare negli italiani uno spirito di appartenenza che da tempo non si vede…»

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