Stefano Fiorini: «Gestione impianti sportivi sempre più difficoltosa per le associazioni dilettantistiche. Porta Romana? Futuro nebuloso…»

Firenze, 25 febbraio 2020 – Sul sito ufficiale della società abbiamo il piacere di ospitare un’intervista a Stefano Fiorini, primo tifoso del Porta Romana. Per la prima volta dopo mesi di silenzio Fiorini riavvolge il filo del racconto: l’amarezza per il caso “combine” – ribattezzato con grande enfasi “Calciopoli toscana” dalla stampa ma poi ridimensionato dalla giustizia ordinaria – la soddisfazione per il campionato in corso e le incertezze legate al futuro arancionero. Con un’attenta riflessione sulla gestione degli impianti sportivi e la missione dei dirigenti sportivi.

«Il caso “combine” è una ferita ancora aperta…»
«La sentenza di non luogo a procedere emessa dal giudice al termine dell’udienza preliminare mi restituisce la serenità e la tranquillità di guardare negli occhi chiunque, ma non mi potrà restituire gli ultimi due anni e mezzo di vita. Il mio nome è stato sbattuto sui giornali, con accuse amplificate dai titoli strillati. Durante i 12 mesi di squalifica ho assistito a qualche partita, da solo o con pochi amici. Per rispetto delle istituzioni sportive, non mi sono mai avvicinato alle zone vietatemi dal regolamento. Il patteggiamento? Il grande limite del giudizio sportivo è che tutto si svolge in tempi brevissimi. E soprattutto l’onere della prova è invertito rispetto all’ordinamento penale: il soggetto deferito è considerato responsabile dei fatti ascrittigli, spetta a lui dimostrare che le accuse mosse nei suoi confronti non corrispondono alla realtà. La giustizia ordinaria ha riscritto la verità dei fatti, ma inevitabilmente quanto è successo ha lasciato delle ferite che solo il tempo, forse, potrà rimarginare. Lo sport è una parte fondamentale della mia vita, ma confesso di aver perso un po’ di passione…»

«Il Porta Romana domenica è tornato a vincere e resta in piena corsa per i play-off…»
«Sono molto contento per il campionato della prima squadra. Faccio i complimenti al mister Stefano Lacchi e al ds Niccolò Chiarelli per la passione, la professionalità e l’abnegazione con cui stanno portando avanti la stagione. Un’annata che ha visto il Porta Romana campione d’inverno, per la prima volta nella storia, e che potrebbe ancora regalare grandissime soddisfazioni ai sostenitori arancioneri. Sono invece abbastanza deluso per il rendimento della formazione Juniores, che non è mai riuscita a trovare continuità di risultati rimanendo relegata in una posizione di classifica non consona alle potenzialità del gruppo…»

«L’Oltrarno: un percorso nato due anni fa con grandi aspettative, solo in parte concretizzatesi…»
«L’Oltrarno nasce da una intuizione di appassionati di settore giovanile con la finalità di sviluppare al meglio l’attività di due società entrambe radicate nel territorio: Audace Galluzzo e C.S. Porta Romana. Nasce con obiettivi ambiziosi: migliorare sia il reclutamento sia i risultati sportivi, oltreché formare in casa i giocatori per le rispettive prime squadre. A mio avviso l’Oltrarno potrebbe ancora avere un futuro importante, ma per realizzarsi il percorso necessiterebbe di un forte senso di appartenenza e di una condivisione totale all’interno dei nuclei originari delle due società. Cosa che purtroppo fino ad ora non è avvenuta, soprattutto in casa arancionera. Forse servirebbe anche maggior coraggio!»

«Che futuro vedi per il Porta Romana?»
«Il futuro del Porta Romana? Personalmente lo vedo nebuloso! La società deve fare una revisione critica delle ultime stagioni. E’ fondamentale fare chiarezza sui ruoli e sugli obiettivi, partendo da una seria riflessione sulle possibilità. Se non ci sono le condizioni per fare un calcio ambizioso si può sempre fare altro, la vita ha tanto da offrire. A livello sportivo sarei per approfondire una possibile unione di forze con altre persone che condividano il piacere di stare insieme, coniugato con l’ambizione di fare calcio in un certo modo. Ci potrebbe essere lo spazio per raggiungere traguardi ad oggi impensabili!»

«La gestione degli impianti sportivi, non solo calcistici, risulta sempre più difficoltosa per le società dilettantistiche…»
«E’ un problema serio, comune a tutti i gestori di impianti comunali. Ci sono tante incombenze non compatibili con delle attività non a fine di lucro gestite da Dilettanti (nel senso più alto del termine), cioè da persone che dedicano del tempo oltre il proprio lavoro, sottraendolo alla famiglia o ad altri svaghi. Persone che invece di dedicarsi allo sport e all’educazione dei ragazzi, attualmente passano il tempo a compilare moduli e formulari che vengono continuamente richiesti dalle istituzioni. Di questo passo il rischio concreto è che a gestire le attività rimangano soltanto persone che lo fanno per interesse o per lavoro, con una sensibile diminuzione degli appassionati e dei praticanti. Se tutte le risorse disponibili saranno assorbite dalla gestione delle strutture, ci saranno sempre minori investimenti sulle attività sportive (istruttori, materiali, etc), con riduzione della qualità degli insegnamenti, minori risultati sportivi e minore partecipazione da parte di tutti. Sarebbe utile trovare un compromesso fra la gestione “spensierata” di 15-20 anni fa e la gestione quasi “punitiva” attuale…»

«Se tutti i gestori restituissero contemporaneamente le chiavi degli impianti al Comune, chi porterebbe avanti le attività?»
«Serve un confronto serio fra Enti Locali, Istituzioni sportive e Dirigenti sportivi che perseguono lo stesso obiettivo: lo sviluppo dell’attività sportiva! Apriamo un tavolo di confronto su un tema fondamentale. Lo sport ha finalità più alte che non far arricchire le persone o distribuire stipendi. Fare il Dirigente sportivo è una missione, da portare avanti rimettendoci il meno possibile…»

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